Kamin
ha 10 anni quando è costretta a fuggire dal suo paese, l’Iran.
Di se, bambina in fuga, scrive “ ... La mia unica
consapevolezza era che adesso il mondo era un posto in cui, in ogni momento,
avrei potuto essere costretta a scappare per salvarmi la pelle. La mia paura
più grande era quella di non sapere dove andare se avessi dovuto lasciare l’Inghilterra
che era si un paese strano, ma perlomeno ci aveva offerto rifugio. Cresciuta in
una famiglia allargata, cullata per tutta l’infanzia da così tante braccia amorevoli, ero terrorizzata dall'estrema dipendenza
che provavo adesso nei confronti dei miei genitori, all'improvviso le uniche
due persone che rappresentavano per me un riferimento.”
Kamin Mohammadi attraverso la storia della sua famiglia ci avvicina alla storia del suo paese, la
Persia (o Iran), e alle diverse etnie che l’hanno abitata e ci aiuta a comprendere
meglio gli eventi che hanno segnato lei e il suo paese negli ultimi 50 anni.
Ho amato, nel leggere questo libro, la bellezza del "ritorno a casa", della riscoperta delle proprie radici e della propria identità culturale.
Ma questo libro è anche un'occasione, una possibilità, per avvicinarsi ad un mondo diverso dal nostro ... e questo non fa mai male!
Cecilia
“Quando ero bambina, in Iran, il cipresso non era per me
solo una familiare forma all'orizzonte, ma un’immagine onnipresente nell'arte e nell'architettura del mio popolo: ne erano decorate piastrelle, stoffe,
tappeti, persino le mura di Persepoli.
Non sono riuscita a pensare a niente di più perfetto per
rappresentare l’anima iraniana: il disegno della silhouette di questo albero potente e flessibile che si
piega alla forza di qualunque vento, senza spezzarsi.” - Kamin Mohammadi da “Mille farfalle nel sole”
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